sorrido quasi inebetita
mi accorgo solo ora che non potrei fare altro
l'erba, le spighe di grano da maturare, le nuvole rosa, il verde del mais, la gidula fra i denti, i soffioni ancora gialli, i petali di ciliegio, i boccioli tra i rovi, la pioggia trasparente, le rondini, le cinciallegre, qualche nido di tortora, i rami vestiti a nuovo forse ci sono sempre stati
ma mi è sempre mancato ciò che sto avendo, forse solo di striscio
guardarsi negli occhi sotto le nuvole che lasciano spazio alla luna tonda, accanto ad un punto di fuga illuminato d'arancio, fino a gettarsi l'uno dentro l'altro
ma è anche un ex manicomio che arriva a sorridere, privato di tutto ciò che lo rendeva osceno, a farmi felice. perchè non avevo mai respirato così a lungo la libertà da accorgermi che protegge ed è ben diversa dall'abisso senza fondo a cui le sbarre ci impediscono di arrivare.
un tavolo di volti familiari che divengono amici e riuscire a parlare senza la maschera della mia stessa faccia. sì, sono contenta di poter avere sotto le mie dita quei capelli, di avere nel mio sguardo quella gente, di trovarmi il palmo invischiato di bianco.
soffice carezza della vita senza autorità, salti oltre le pozzanghere d'acqua piovuta da poco.
e non posso che continuare a tenere stupefatta i miei occhi spalancati, come nell'intento di immagazzinare l'aria che mi circonda. e spero che continui...
giovedì 5 aprile 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento