eco dei passi nella stanze vuote
fruscio delle ruote sull'asfalto secco
pedalate fluide lungo i binari
voglia di caffè, per tenermi gli occhi aperti
ma forse più desiderio di tenerli chiusi, ma non da soli
un filmetto di una commediola stupida che mi fulmina nella banale semplicità della soluzione
ma non voglio crederci
e farcisco panini e servo couscous benefit antifa
in fondo, il venticinque aprile non è un giorno qualsiasi
e un concerto punk è sicuramente meglio delle vuote parole istituzionali, meglio di chi prova ad irrigidire dietro i monumenti di pietra e marmo il cuore pulsante della ribellione contro ogni fascismo
eppure non è questo che si cela in primo piano dietro il mio sipario, ormai non è altro che uno sfondo interiorizzato dal quale non posso staccarmi. e, su di esso, parole sorrisi e un pizzico di solitudine, perchè mi accade sempre di sbattere contro briciole di depressione in mezzo al mare della serenità.
giovedì 26 aprile 2007
domenica 22 aprile 2007
viene prima la domenica o il sabato?
niente astio, l'alcol è già intervenuto a mediare prima tra razionalità ed emozioni
e ripetermi, sorseggiando un bicchiere un po' aspro di arancia e rum, che io non credo nella proprietà, quindi è inutile che sia possessiva (come se le leggi di mercato c'entrassero qualcosa)
ma serenità forse un po' più che ostentata e non sono solo quattro battute scambiate in bagno come se fosse, ma non lo è, qualche mese fa
voglia incessante di vivere e se non come me lo sono immaginato nel modo migliore che mi capita, perchè tutto potrebbe andare meglio, ma in fondo va terribilmente bene così
non dico che vorrei abbracciarlo senza maglietta, dicendogli che non mi ricordo se è stato un sogno freudiano o la realtà essermene andata mandandolo affanculo; tra un bacio e l'altro mi piacerebbe chiedergli se fa così con tutte o solo quelle che ci stanno (che poi mica devono essere troppe). godere della sconfitta altrui non è leale, incamerare gocce di astio fino a scoppiare forse è solo incomprensibile agli occhi d'altri
voglia di non sentirsi debole con gli sguardi maliziosi degli altri puntati addosso e annegare nell'orgoglio
la testa, neanche avesse un'elica dei duplo, la sento salire e staccarsi dalle membra formicolanti di anestetico piacere. tra le dita una brace molliccia rende tutto più vivido ed alla fine mi ritrovo a sorridere.
avrei tanta voglia che babbo natale e la befana mi portassero un bastimento carico di melassa e un po' di zucchero per poterli spalmare su di me e chi mi attornia
e invece, solo gradini granitici da cui parlare di pillole per la gatta e lanciare occhiate oltre
ho la testa che mi si appallottola però avrei tanta voglia di trovare un padre per i miei figli
immagine distorta di un sogno che rivisita una lingua di ragazzo di vent'anni attorno ai capezzoli in un bimbo da allattare, tenendolo in braccio e cullandolo con una ninna nanna
è mezzogiorno, buona notte...aspetto la sera per risvegliarmi
e ripetermi, sorseggiando un bicchiere un po' aspro di arancia e rum, che io non credo nella proprietà, quindi è inutile che sia possessiva (come se le leggi di mercato c'entrassero qualcosa)
ma serenità forse un po' più che ostentata e non sono solo quattro battute scambiate in bagno come se fosse, ma non lo è, qualche mese fa
voglia incessante di vivere e se non come me lo sono immaginato nel modo migliore che mi capita, perchè tutto potrebbe andare meglio, ma in fondo va terribilmente bene così
non dico che vorrei abbracciarlo senza maglietta, dicendogli che non mi ricordo se è stato un sogno freudiano o la realtà essermene andata mandandolo affanculo; tra un bacio e l'altro mi piacerebbe chiedergli se fa così con tutte o solo quelle che ci stanno (che poi mica devono essere troppe). godere della sconfitta altrui non è leale, incamerare gocce di astio fino a scoppiare forse è solo incomprensibile agli occhi d'altri
voglia di non sentirsi debole con gli sguardi maliziosi degli altri puntati addosso e annegare nell'orgoglio
la testa, neanche avesse un'elica dei duplo, la sento salire e staccarsi dalle membra formicolanti di anestetico piacere. tra le dita una brace molliccia rende tutto più vivido ed alla fine mi ritrovo a sorridere.
avrei tanta voglia che babbo natale e la befana mi portassero un bastimento carico di melassa e un po' di zucchero per poterli spalmare su di me e chi mi attornia
e invece, solo gradini granitici da cui parlare di pillole per la gatta e lanciare occhiate oltre
ho la testa che mi si appallottola però avrei tanta voglia di trovare un padre per i miei figli
immagine distorta di un sogno che rivisita una lingua di ragazzo di vent'anni attorno ai capezzoli in un bimbo da allattare, tenendolo in braccio e cullandolo con una ninna nanna
è mezzogiorno, buona notte...aspetto la sera per risvegliarmi
martedì 17 aprile 2007
trenta e lode
profumo di lillà e calore d'asfalto
sapore di fragole ed umido di una foglia
carezze del sole e dell'aria tra i capelli in bicicletta
i banchi del mercato rigogliosi di frutta e quelli di un'aula con una stilografica d'inchiostro blu a coprire fitti i fogli
respiro glicine tra un caffè ed un papavero
registri ed assegni non possono essere i miei obiettivi
gente e persone che troppo mi mancano, forse sì
intrico di vie umide e fresche
un campo verde ed uno giallo sotto l'azzurro, forse anche
sapore di fragole ed umido di una foglia
carezze del sole e dell'aria tra i capelli in bicicletta
i banchi del mercato rigogliosi di frutta e quelli di un'aula con una stilografica d'inchiostro blu a coprire fitti i fogli
respiro glicine tra un caffè ed un papavero
registri ed assegni non possono essere i miei obiettivi
gente e persone che troppo mi mancano, forse sì
intrico di vie umide e fresche
un campo verde ed uno giallo sotto l'azzurro, forse anche
domenica 15 aprile 2007
catene di carta
limpidezza luccicante
raggi di striscio a colorare l'aria
caldo vivo d'insetti e di farfalle
tensione di un esame mediata dall'irrealità del tempo che sembra scorrere su un asse parallelo
isola d'azzurro senza fili per il mondo
film d'estate e voglia di partire, anche se far uscire dall'armadio zaino e atlanti non cambia la sedia su cui sono obbligata a restare seduta
corsa ad ostacoli tra libri e fogli, con una matita in mano e la mente altrove
zazie è nel metro', io di sicuro non qua
odore di salsicce a mezzogiorno e la mia voglia di dolcezza è lasciare sul fondo della tazzina di caffè lo zucchero insolubile, mentre sciolgo una scheggia di cioccolato fondente tra le labbra
telefono muto e voglia di baci
cazzo, devo studiare!
raggi di striscio a colorare l'aria
caldo vivo d'insetti e di farfalle
tensione di un esame mediata dall'irrealità del tempo che sembra scorrere su un asse parallelo
isola d'azzurro senza fili per il mondo
film d'estate e voglia di partire, anche se far uscire dall'armadio zaino e atlanti non cambia la sedia su cui sono obbligata a restare seduta
corsa ad ostacoli tra libri e fogli, con una matita in mano e la mente altrove
zazie è nel metro', io di sicuro non qua
odore di salsicce a mezzogiorno e la mia voglia di dolcezza è lasciare sul fondo della tazzina di caffè lo zucchero insolubile, mentre sciolgo una scheggia di cioccolato fondente tra le labbra
telefono muto e voglia di baci
cazzo, devo studiare!
giovedì 5 aprile 2007
di casa
sorrido quasi inebetita
mi accorgo solo ora che non potrei fare altro
l'erba, le spighe di grano da maturare, le nuvole rosa, il verde del mais, la gidula fra i denti, i soffioni ancora gialli, i petali di ciliegio, i boccioli tra i rovi, la pioggia trasparente, le rondini, le cinciallegre, qualche nido di tortora, i rami vestiti a nuovo forse ci sono sempre stati
ma mi è sempre mancato ciò che sto avendo, forse solo di striscio
guardarsi negli occhi sotto le nuvole che lasciano spazio alla luna tonda, accanto ad un punto di fuga illuminato d'arancio, fino a gettarsi l'uno dentro l'altro
ma è anche un ex manicomio che arriva a sorridere, privato di tutto ciò che lo rendeva osceno, a farmi felice. perchè non avevo mai respirato così a lungo la libertà da accorgermi che protegge ed è ben diversa dall'abisso senza fondo a cui le sbarre ci impediscono di arrivare.
un tavolo di volti familiari che divengono amici e riuscire a parlare senza la maschera della mia stessa faccia. sì, sono contenta di poter avere sotto le mie dita quei capelli, di avere nel mio sguardo quella gente, di trovarmi il palmo invischiato di bianco.
soffice carezza della vita senza autorità, salti oltre le pozzanghere d'acqua piovuta da poco.
e non posso che continuare a tenere stupefatta i miei occhi spalancati, come nell'intento di immagazzinare l'aria che mi circonda. e spero che continui...
mi accorgo solo ora che non potrei fare altro
l'erba, le spighe di grano da maturare, le nuvole rosa, il verde del mais, la gidula fra i denti, i soffioni ancora gialli, i petali di ciliegio, i boccioli tra i rovi, la pioggia trasparente, le rondini, le cinciallegre, qualche nido di tortora, i rami vestiti a nuovo forse ci sono sempre stati
ma mi è sempre mancato ciò che sto avendo, forse solo di striscio
guardarsi negli occhi sotto le nuvole che lasciano spazio alla luna tonda, accanto ad un punto di fuga illuminato d'arancio, fino a gettarsi l'uno dentro l'altro
ma è anche un ex manicomio che arriva a sorridere, privato di tutto ciò che lo rendeva osceno, a farmi felice. perchè non avevo mai respirato così a lungo la libertà da accorgermi che protegge ed è ben diversa dall'abisso senza fondo a cui le sbarre ci impediscono di arrivare.
un tavolo di volti familiari che divengono amici e riuscire a parlare senza la maschera della mia stessa faccia. sì, sono contenta di poter avere sotto le mie dita quei capelli, di avere nel mio sguardo quella gente, di trovarmi il palmo invischiato di bianco.
soffice carezza della vita senza autorità, salti oltre le pozzanghere d'acqua piovuta da poco.
e non posso che continuare a tenere stupefatta i miei occhi spalancati, come nell'intento di immagazzinare l'aria che mi circonda. e spero che continui...
quattro aprile
credevo di essermi sbagliata, pensavo di aver sopravvalutato troppo indizi sparsi
invece, quasi incredibilmente, inaspettatamente, avevo un po' ragione
non c'entra nulla che i rami stiano rifiorendo, che cuccioli di foglie tenere schiariscano l'orizzonte, che il buio si stia ritagliando ore sempre più ristrette a cavallo delle giornate
e dopo aver rielaborato l'acido di una delusione, posso iniziare a spremere i prossimi limoni, tanto non dovrò berli fino a quando tutta la polpa sarà consumata
incazzarmi con una giacca esposta in un grande magazzino postindustriale perchè mi ricorda troppo chi ne ha una simile è davvero inutile, ma serve a dare un tocco d'umanità agli scaffali troppo ordinati
e vagare spaesata nel malessere di un grande centro commerciale, cercando un polpo fresco da servire con patate scotte ed un po' di prezzemolo
in realtà non so a che gioco giocare, ho paura di aver voglia di troppa tenerezza rispetto a quella che posso ottenere, forse sarebbe meglio riemergesse un po' di quel cinismo ormonale che mi farebbe tornare a casa alle tre di notte con qualche soddisfacimento endorfinico maggiore. ma nel frattempo, mi basta stare al caldo.
invece, quasi incredibilmente, inaspettatamente, avevo un po' ragione
non c'entra nulla che i rami stiano rifiorendo, che cuccioli di foglie tenere schiariscano l'orizzonte, che il buio si stia ritagliando ore sempre più ristrette a cavallo delle giornate
e dopo aver rielaborato l'acido di una delusione, posso iniziare a spremere i prossimi limoni, tanto non dovrò berli fino a quando tutta la polpa sarà consumata
incazzarmi con una giacca esposta in un grande magazzino postindustriale perchè mi ricorda troppo chi ne ha una simile è davvero inutile, ma serve a dare un tocco d'umanità agli scaffali troppo ordinati
e vagare spaesata nel malessere di un grande centro commerciale, cercando un polpo fresco da servire con patate scotte ed un po' di prezzemolo
in realtà non so a che gioco giocare, ho paura di aver voglia di troppa tenerezza rispetto a quella che posso ottenere, forse sarebbe meglio riemergesse un po' di quel cinismo ormonale che mi farebbe tornare a casa alle tre di notte con qualche soddisfacimento endorfinico maggiore. ma nel frattempo, mi basta stare al caldo.
lunedì 2 aprile 2007
capendo
mi guardo le dita ancora macchiate dai carciofi
il prosciutto crudo dopo il seitan è ancora più sublime, scusatemi vegani, ma preferisco l'autoproduzione.
viaggio veloce sul nastro di un'autostrada a tratti soleggiata e solo un breve pesto in autogrill.
ed ascoltare annoiata la voce di un'amica, perchè anche la sua vita, in fondo, mi sembra noiosa
sono cresciuta e non riesco a stupirmi sentendo le otto come ora per la nanna
e la pizza al caldo di una cappella sconsacrata, con il pesto ed il pomodoro, rientrando finalmente
ma il verdone scuro di una maglietta ormai non mi provoca nient'altro che scazzo, a torto forse, ma ho preteso troppo
e ritornando in una buia galleria di treno, tengo a freno l'istinto brutalmente adolescenziale di rendere noto a tutti " X. Z. ma sei un po' stronzo", perchè il pennarello è indelebile e sicuramente più costante di te.
ed è strano accoccolarsi più che a casa tra il morbido di un sacco a pelo, con la luce azzurra di una lampadina in mezzo ad altri respiri
e svegliarsi in un parco, sbagliando solo piastra, ma, per fortuna, l'energia è gratuita ed il the si scalda ugualmente
e poi tornare, non vedendo nient'altro che l'inutilità dell'opulenza, la gola secca e le urla passive di chi urla perchè non si è abbastanza in riga.
e se in un cuscino scuro non ho pianto è solo per merito del calore che ho respirato, una soddisfazione nel riuscire in ciò che qualche tempo fa non avrei nemmeno sperato
e marzo è corso via in fretta, e poca importanza hanno i giorni, perchè febbraio si era limitato a vent'otto ma era stato molto più lento a sparire.
il prosciutto crudo dopo il seitan è ancora più sublime, scusatemi vegani, ma preferisco l'autoproduzione.
viaggio veloce sul nastro di un'autostrada a tratti soleggiata e solo un breve pesto in autogrill.
ed ascoltare annoiata la voce di un'amica, perchè anche la sua vita, in fondo, mi sembra noiosa
sono cresciuta e non riesco a stupirmi sentendo le otto come ora per la nanna
e la pizza al caldo di una cappella sconsacrata, con il pesto ed il pomodoro, rientrando finalmente
ma il verdone scuro di una maglietta ormai non mi provoca nient'altro che scazzo, a torto forse, ma ho preteso troppo
e ritornando in una buia galleria di treno, tengo a freno l'istinto brutalmente adolescenziale di rendere noto a tutti " X. Z. ma sei un po' stronzo", perchè il pennarello è indelebile e sicuramente più costante di te.
ed è strano accoccolarsi più che a casa tra il morbido di un sacco a pelo, con la luce azzurra di una lampadina in mezzo ad altri respiri
e svegliarsi in un parco, sbagliando solo piastra, ma, per fortuna, l'energia è gratuita ed il the si scalda ugualmente
e poi tornare, non vedendo nient'altro che l'inutilità dell'opulenza, la gola secca e le urla passive di chi urla perchè non si è abbastanza in riga.
e se in un cuscino scuro non ho pianto è solo per merito del calore che ho respirato, una soddisfazione nel riuscire in ciò che qualche tempo fa non avrei nemmeno sperato
e marzo è corso via in fretta, e poca importanza hanno i giorni, perchè febbraio si era limitato a vent'otto ma era stato molto più lento a sparire.
edilizia
mio padre ha fatto il geometra
e si vede: a tavola prova anche a tracciare righe per inquadrare la mia vita
costruzione regolare, proiezioni ortonometriche nel futuro
ma io non sono una casa e, se proprio lo devo essere, assomiglio a qualche edificio decostruttivista. perchè mi mette paura anche nel sentire definiti quei desideri che, tuttosommato, si avvicinano con buona approssimazione a quello che davvero ho osato pensare
così nudi, nero su bianco come calcoli del cemento mi inquietano e mi ingabbiano
perchè, in realtà non me ne fotte un cazzo del lavoro ed allo stesso tempo non riesco a trovare il coraggio per fuggirmene su una di quelle isole metropolitane in cui non esiste.
so che ci sono a galleggiare, universi concreti e reali, macchie di colore sulla superficia grigia dell'asfalto di questa società.
e sono troppo orgogliosa per accettare un'impalcatura che mi appoggi ed aiuti, perchè so che l'unica forma che mi consentirebbe è quella in regola con la bolla d'aria.
e del resto, non riesco ad evadere dal presente di pensieri terribilmente ragazzineschi. stronzi che galleggiano sul mio water iniziano ad essercene troppi.
ma cosa importa? l'allacciamento alle fogne è l'ultimo scalino del progetto, senza l'acqua non si vive, ma le tubature vengono aperte solo a costruzione ultimata. o forse no, perchè se gli imbianchini devono diluire le vernici magari ne hanno bisogno, almeno, prima che il colore si secchi e si incrosti divenedo inservibile.
se i tubi innocenti dei ponteggi mi ingabbiano, sento però il bisogno di qualche trabattello che si muova con me, che si sposti a seconda dei movimenti tellurici che mi fanno cambiare posizione.
perchè gli edifici isolati fanno paura, incutono timore ed odio, galere, caserme, lager, opg, cpt e fabbriche sono ben delimitate dai loro fili spinati e torrette di guardia.
e si vede: a tavola prova anche a tracciare righe per inquadrare la mia vita
costruzione regolare, proiezioni ortonometriche nel futuro
ma io non sono una casa e, se proprio lo devo essere, assomiglio a qualche edificio decostruttivista. perchè mi mette paura anche nel sentire definiti quei desideri che, tuttosommato, si avvicinano con buona approssimazione a quello che davvero ho osato pensare
così nudi, nero su bianco come calcoli del cemento mi inquietano e mi ingabbiano
perchè, in realtà non me ne fotte un cazzo del lavoro ed allo stesso tempo non riesco a trovare il coraggio per fuggirmene su una di quelle isole metropolitane in cui non esiste.
so che ci sono a galleggiare, universi concreti e reali, macchie di colore sulla superficia grigia dell'asfalto di questa società.
e sono troppo orgogliosa per accettare un'impalcatura che mi appoggi ed aiuti, perchè so che l'unica forma che mi consentirebbe è quella in regola con la bolla d'aria.
e del resto, non riesco ad evadere dal presente di pensieri terribilmente ragazzineschi. stronzi che galleggiano sul mio water iniziano ad essercene troppi.
ma cosa importa? l'allacciamento alle fogne è l'ultimo scalino del progetto, senza l'acqua non si vive, ma le tubature vengono aperte solo a costruzione ultimata. o forse no, perchè se gli imbianchini devono diluire le vernici magari ne hanno bisogno, almeno, prima che il colore si secchi e si incrosti divenedo inservibile.
se i tubi innocenti dei ponteggi mi ingabbiano, sento però il bisogno di qualche trabattello che si muova con me, che si sposti a seconda dei movimenti tellurici che mi fanno cambiare posizione.
perchè gli edifici isolati fanno paura, incutono timore ed odio, galere, caserme, lager, opg, cpt e fabbriche sono ben delimitate dai loro fili spinati e torrette di guardia.
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