sorrido, anche se non ha smesso di piovere e il cielo è ancora plumbeo.
l'umidità invischia le notti e il sudore si attacca ai capelli ed alla schiena.
ma sono contenta. le luci arancioni di un quartiere di una città viva ed in continuo travaglio colorano i marciapiedi della una cena benefit davanti alla nuova occupazione. pollo e riso ai ceci, fichi e vino. musica e chiacchiere, abbracci per salutarsi e ridere. vivere su una scrivania non fa decisamente per me.
e arrivare davanti al portone colorato dell'ex caserma dei vigili temendo di aver sbagliato giorno, trovandolo ancora incatenato. e, davanti ad un'altra occupazione, per scoprire che ci sono i fasci poco più in la.
per tanti, "fasci" e "fascisti" sono due espressioni da relegare nel buio della storia, senza nulla da spartire con la vita di tutti i giorni. Altri le usano come comode categorie per riempirsi la bocca in prossimità di qualche evento nazionale scordandosi che gli antifascisti hanno lottato contro lo stato fascista, mentre per noi sono un'entità concreta, dipinta di rossobiancoeverde con celtiche nere. hanno facce brutte e capelli corti, caricature di se stessi con anfibi, pantaloni attillati e camicie nere, polo di marca e jeans firmati. certo, fossero solo questo sarebbero innocui, ma sono anche accoltellatori spalleggiati dallo stato, razzisti e xenofobi. e sono capaci di urlare, davanti ad un discount di un quartiere da sempre vivo per l'immigrazione, "pusher boia" ad ogni nigeriano che passa. e peccato che lo facciano dopo aver chiamato la polizia a difenderli, a coprire i loro striscioni con gli scudi e manganelli di uno stato che non ha altra scelta che schierarsi dalla loro parte. lo stato è gerarchia, autorità, coercizione, violenza "legittima", repressione, lo stato è fascista anche senza che i celerini ce lo ricordino cantandoci "faccetta nera". perchè magari la gente affacciata ai balconi che ci guardava (qualcuno impedendo ai fotografi della digos e dei giornali di salire per schedarci meglio)
l'ha anche pensato che eravamo folkloristici tutt'e due. da un lato del marciapiede noi, con i cani, vestiti neri, tatuaggi e piercing da farci urlare "acqua e sapone, con voi acqua e sapone" dall'altra loro, con le loro bandiere nefaste di un'ideologia merdosa, accompagnati da polizia e carabinieri antisommossa, pronta a mettersi in testa il loro casco da playmobil e prendere in mano il manganello. per chi non ne sa nulla (sì, perchè è facile chiudere gli occhi e cullare la propria coscienza nell'ignavia) possiamo perfino sembrare due facce della stessa medaglia, gli uni che ripetono sempre le stesse quattro frasi in un megafono affittato, gli altri che coprono "basta spaccio" con "morte al fascio" battendo su qualche cassonetto. eppure, l'illusione di stare al di sopra della barricata è solo un inconsistente palliativo per coscienze. è più facile continuare la propria vita nell'angolino in cui ci si è ritrovati, soprattutto quando questo è stato fin da subito dorato ed asciutto. un po' meno, forse, lo è per chi deve ricorrere alla rassegnazione o a qualche ideologia religiosa che faccia pensare che abbassare la testa in questa vita farà bere fiumi di miele e vedere i signorenostrodio nell'aldilà (esistono molte varianti: calcio, splendidi centri commerciali, auto truccate, tivù, vacanze tuttocompreso, l'importante è non varcare i confini). sono parole che avranno il gusto della retorica, ma se mi ritrovo in piazza ad urlare ci sarà qualche motivo. e se tutto mi fa schifo non mi accontento di un programma alla tele per non marcire, non mi basta lo stipendio a fine mese per poter tollerare la vita di merda che tutti i giorni mi causa il vendere mio tempo prezioso a qualcun'altro, non mi è sufficiente un cocktail in una discoteca fighetta dentro un sistema economico del cazzo per essere felice, non me ne fotte nulla di tutto ciò che mi vogliono propinare. voglio qualcosa di più. e creare situazioni umane in cui non ci siano quegli ostacoli alla mia ed altri individualità. ma la mia libertà, e vaffanculo alla visione liberalista di un Franklin di merda e compagnia bella**, non finisce dove inizia quella altrui, ma non può esserci se non c'è anche quella degli altri. e non rimane null'altro che lottare contro tutto ciò che l'opprime, stato e fascisti in primis.
mercoledì 13 giugno 2007
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2 commenti:
**sì, non era Benjamin Franklin che l'aveva pronunciata quella frase, forse Voltaire o qualche altro illuminista francese. Certo, l'era dei lumi è mica tutta da buttare, ma quella visione dell'individualismo borghese proprio non mi va giù. Bakunin diceva: "Io non sono veramente libero che quando tutti gli esseri viventi che mi circondano, uomini e donne, sono ugualmente liberi. La libertà, lungi dall’essere un limite o la negazione della mia libertà, ne è al contrario la condizione necessaria e la conferma. Io non divento libero veramente che per mezzo della libertà degli altri, di modo che più numerosi sono gli uomini liberi che mi circondano e più profonda e più ampia diventa la mia libertà. Al contrario è la schiavitù degli uomini che pone una barriera alla mia libertà, o ciò che è lo stesso, è la loro bestialità che è una negazione della mia umanità; perché, ripeto, non posso dirmi libero veramente che quando la mia libertà, o ciò che significa la stessa cosa, quando la mia dignità d’uomo, il mio diritto umano(che consiste nel non obbedire a nessun altro uomo e nel non determinare i miei atti se non conformemente alle mie proprie convinzioni), riflessi dalla mia coscienza egualmente libera di tutti, mi ritornano confermati dall’assenso di tutti. La mia libertà personale così confermata dalla libertà di tutti si estende all’infinito"
***le pietre del titolo in realtà non sono mai volate. sui giornalacci di merda che sprecano inchiostro nella nostra città, c'era invece scritto che gli "anarchici hanno lanciato pietre ai militanti di estrema destra, provocando la reazione delle forze dell'ordine che sono intervenute cercando di riportare la calma" (o qualcosa del genere)
cambiano i contesti, le persone e un po' anche le idee...ma c'è qualcosa che non cambia: leggo che oggi sono state arrestate tre persone per aver contestato un presidio fascista all'interno di palazzo nuovo (sede delle facoltà umanistiche). era lunedì 14 maggio e c'ero anch'io, non avevo voglia di star dietro ad uno striscione che accanto alla scritta "fuori i fascisti dall'università" presentava anche una falce ed un martello, ma sicuramente ne avevo molta meno di stare dall'altra parte della barricata, con sbirri e fasci. la dinamica sempre la stessa, tranne che quella volta, dopo aver ricevuto qualche uovo, i celerini sono partiti in carica. hanno pestato alcune persone, fatto un po' di danni e ristabilito l'ordine di cui sono i difensori. anche quella volta, però hanno dovuto scortare i fascisti che a testa bassa se ne sono andati, uscendo tra fischi, urla e applausi da palazzo nuovo. le leggi mi fanno schifo, ma è grottesco (e al tempo stesso troppo significativo) che chi pretenderebbe di farle rispettare se ne prenda gioco. gli antifascisti alla sbarra e i fasci protetti, tutto questo in una libera repubblica democratica in cui la merdosa costituzione prevede la messa al bando del fascismo. non mi interesserebbe se non si vedesse la gente reclusa e imprigionata in nome di quelle stesse leggi.
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