sabato 9 giugno 2007

balconi, nuvole e greci

finestra aperta sul balcone, l'aria incerta di un giugno strano s'infila all'interno
sonno per la stanchezza di non aver fatto nulla
un pomeriggio con un cielo grigio attraverso il vetro, sedia su cui mi rigiro come in un letto d'insonne.
neanche riesco più a pensare che potrei salire su un'auto e andare, o forse ho solo perso cosa voglio cercare.
una banconota da venti euro a marcire stropicciata sul davanzale del bagno, quasi bastasse accartocciarlo il denaro per non averne più bisogno. fame nervosa nell'inutilità di letture antiche, foto di un orto, verde dei piselli e delle ortiche.
vorrei non dover studiare ma me lo sono scelto, vorrei non dover lavorare e mi chiedo se avrò il coraggio di non sceglierlo. viscosità e fluidità delle ore si intrecciano, non permettendomi neanche più di capire perchè non posso pedalare su una bicicletta o immergermi nell'acqua clorata dell'azzurro di una piscina. mia sorella che si guarda nello specchio le occhiaie tristi del ballo di quinta e qualche ricordo sparso dell'ultimo ultimo giorno di scuola. solo la media dell'otto, ma è valsa la pena entrare dal preside con segni di sbronza e seguirmi le ultime due ore del liceo. dopo aver visto l'alba per le strade di una cittadina di provincia, strisciando i pantaloni nuovi sul caldo dell'asfalto, tra vodka e un fumo troppo provinciale per essere buono, rotolandosi sulle piastelle di graniglia immaginando stelle al posto del lampadario. varcare la soglia con un'ora e mezza di ritardo, con le papille invischiate da un dolciastro thesanbenedetto, sentir ridere per la mia innocenza davanti al prof nell'affermare che due compagni sono a letto insieme. ancora quella complicità che ora, a distanza di due anni, è irremidiabilemte fuggita, anche se sono contenta di essere cresciuta. non so cosa fare, ma sono felice quando mi accorgo di poter ancora scegliere.

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