mercoledì 20 dicembre 2006
impalpabile sorriso
riflette un po' la pozza dei miei pensieri, attorcigliati soffici come nuvole senza forma
sentire al telefono e sorridere al di la della cornetta di chi, con qualche mese in meno di me, si sente sfuggire la giovinezza, sospesa nel vuoto di gesti ripetuti giorno dopo giorno, ricercando il caldo di una sicurezza che diviene inconsapevolmente prigione.
e mi chiedo se io l'ho abbattuta quella gabbia di ennui contro cui si scontra il cranio di baudelaire ed il petto dell'aquila dalle ali tarpate di byron. ed in attesa di vedere spianate le mura reali di cemento ed acciaio che recludono e spremono il corpo di chi dovrebbe godere della libertà, ho preso a picconate quelle assai più esili della mia esistenza. il lavoro è ancora lungo, ma scavalcandole, posso sorridere e rimbalzare sulle piume della spes. che forse è solo illusione, ma finchè non lo so, non posso far altro che canticchiare felicemente assorta.
martedì 19 dicembre 2006
caldi, gentili brividi
fa fresco alla luce del lampione, sotto le foglie stinte ed accartocciate su se stesse
ed alle tre, nel buio senza stelle, ti sembra appena sera. ma il tempo non esiste, è stato vergato con un marker stanco accanto allo sciacquone di una casa occupata.
ho voglia di giocare, abbatendo lacci e catene. ed è vero, il piacere non è fuggire, scappare, lasciare ed andare, ma è trovare un posto in cui valga davvero la pena fermarsi.
aver quasi dimenticato il fremito gentile della canapa che mi accarezza, quanto vedo il rossore della brace avvicinarsi e non riuscirmi a spiegare perchè le mie dita brucino
ed anche se il desiderio di immergerle in quei corti capelli neri rimane sospeso nell'aria, mi rimbombano le voci piacevoli, quando sconnetto i neuroni dalla ragione.
martedì 5 dicembre 2006
domenica
intrigo di oggetti sparsi senza criterio
le foglie si raggrinziscono, chiuse su se stesse senza colore
un ronzio inspiegabile continua imperterrito
e il tempo scorre poco fluido, viscoso e delicato alcuni attimi
le luminarie per le strade scaldano al freddo di tradizioni vuote e commerciali, ma fanno compagnia lungo la linea continua dei fossi.
forse sto capendo quale può essere il mio nido
dove ti senti al caldo anche quando fa freddo, dove sorridi e guardi neglio occhi, dove la pelle sembra soffice come spuma
ma è troppo lontano da qui.
forse ho scavato un abisso, giorno dopo giorno, rendendo incurabile un semplice taglietto. ed è per questo che è difficile parlare con chi, con un misto di orgoglio e piacere, è rimasta cinquant'anni sotto la stessa pezza di cielo.
e si stupisce della tua wanderung e della sehnsucht, che poi stando lontani da reminescenze scolastiche, vuol semplicemente essere quell'irrequietezza di chi è alla ricerca dell'orizzonte. ma, se devo essere proprio sincera, ho ben poco di romantico, le passioni metafisiche non mi sfiorano ed è tanto pragmatica scontentezza per ciò che sto vivendo ora, quanto, altrettanto sovente, soddisfazione, perchè non credo nell'utopia, miro alla realtà.
e non so se ridere sguaiatamente o piangere di rancore a sentire alcune raccomandazioni, che dimostrano in pieno come il tuo interlocutore non abbia capito nulla di te. peccato sia mia madre.
:: on air :: bellicosi il mondo all'ingiù
venerdì 1 dicembre 2006
orologi molli
è difficile non ferirsi con una lama che ti sfiora; anche se questa ti tocca solo di striscio è inevitabile sanguinare. e passare questi giorni, porta inevitabilmente a ricercare dei cerotti per coprirsi gli occhi, tamponando l'angoscia che mischia passato e futuro.
ma è ingiusto spalmare di pece su un soffitto così azzurro.
ritrovando un mio vecchio hardisk, la cui debian va in panic perchè "kernel is too old", sorrido ai momenti di cui sono felice solo perchè dietro alle mie spalle ed affossati dalla voglia di oblio. ed anche negli attimi di quello che già mi figuravo come un periodo migliore, rileggo che forse quei mega non erano riempiti così serenamente come lo sono stati i dieci del blog passato.
ora ho smesso da tempo di rincorrere la felicità inncocente di tre anni fa, e sono contenta di essere cresciuta, di essere cambiata, di poter sorridere più consapevole di quanto non fossi io stessa a diciassette anni. che ti sembrano un bagaglio pesantissimo quando lo stai portando, ma capisci solo dopo che non è così. neanche mi era più passata nella testa che c'era stato un periodo in cui mi credevo felice, su cui avevo sognato, cercando disperatamente di riprenderlo mentre era inesorabilmente inabissato. ora non mi interessa più. non che abbia trovato le risposte, perchè un anno è troppo breve e non so se mi basterà la vita, ma spesso ho cambiato le domande, perchè sono quelle che le determinano. e ti fa davvero sorridere, la mattina dopo aver letto il file, trovarti sul treno chi proprio non ci pensavi più e ritrovartici stranamente a passare un'ora slegata da ogni contesto. e non provare più nulla che non sia stupore per essermene dimenticata, nel vedere che c'è chi attende di fronte alle scalinate.
e se penso che devo mettermi a scrivere un volantino, e ricordo che un anno fa stavo patendo il freddo nella neve di venaus, mentre infuriava la battaglia notav, mi sembra che il tempo sia più malleabile di una pallina antistress, capace di dilatarsi o restringersi al contatto con le mie dita.
ancora niente ghiaccio
non quando ho paura, quando non ci sono soluzioni se non il guardare avanti
ed l'accorgersi ancora una volta di quanto siamo in bilico su una lastra di vetro, senza poterci vedere attaraverso. che poi è meglio così.
perchè il freddo non è la temperatura, è che solo nelle oasi ti ristori, senza pensarci.
la statistica è sempre crudele, perchè vedere in meno di un mese la morte di due diciottenni che si conoscono sul giornale sarebbe poco probabile, eppure è terribilemente reale.